Archivio annuale 2017

L’orto: patrimonio mondiale dell’umanità!

Tutti dovrebbero avere la possibilità di coltivare un orto

Coltivare è un gesto antico, arcaico, sapiente. Non a caso coltivare e cultura hanno la stessa etimologia, dal latino colĕre, appunto coltivare.

Coltivare un orto significa coltivare un sapere, una conoscenza che ha a che fare con dei gesti precisi e coscienti.

Coltivare significa imparare. Imparare a conoscere sé stessi innanzitutto, gli esseri viventi, il funzionamento di una comunità (biologica), l’importanza di curare un bene collettivo (l’ambiente) che spesso dimentichiamo nelle nostre vite complicate.

Tutti dovrebbero avere la possibilità di coltivare un orto, un pezzo di terra, proprio o in affitto, anche piccolo: la dimensione non conta, bastano 30 mq.

Coltivare l’orto: riscoprire le tradizioni locali e familiari

Coltivare un orto è un’attività che coinvolge non solo l’abilità manuale, ma stimola anche le conoscenze scientifiche e lo sviluppo del pensiero logico. Prendersi cura di un orto implica attenzione ai particolari, ai tempi d’attesa, educa alla pazienza ed alla lungimiranza.

La scelta dei prodotti da coltivare, inoltre, aiuta a riconoscere le tradizioni locali e familiari. Coltivare l’orto unisce l’approccio creativo e l’educazione ambientale, consente di avvicinarsi alla vita all’aperto, al rispetto dei tempi della natura, all’impegno, alla regolarità ed alla determinazione, permette l’osservazione diretta dei fenomeni naturali favorendo l’integrazione uomo-ambiente. L’orto è da curare come un piccolo fazzoletto di natura.

L’orto è un laboratorio vivente dove manualità e conoscenza possono esprimersi sperimentando odori, colori, sapori e sensazioni diverse ma sempre legate dalla passione per la terra.

Un’ora nell’orto al giorno leva il malumore di torno

Seminare o trapiantare, seguire l’accrescimento della pianta, prendersene cura ogni giorno fino a raccoglierne il frutto migliora la percezione delle proprie capacità, ci fa credere di più in noi stessi perché rende concreto il nostro impegno.

Coltivare l’orto è un’attività senza controindicazioni se non quella che una volta iniziata è difficile smettere. L’orto va bene da 0 a 101 anni ed è democratico perché va bene per tutti: poveri, ricchi, bianchi, neri, gialli.

L’orto va bene da 0 a 101 anni ed è democratico perché va bene per tutti: poveri, ricchi, bianchi, neri, gialli.

Ci dovrebbe essere un orto in ogni scuola, carcere, contrada, quartiere, paese, città. Ci dovrebbe essere un orto in ogni terrazzo o balcone. Il nostro pianeta sarebbe più verde, più colorato; la gente sarebbe più felice, sorridente, più sensibile, meno aggressiva, socializzerebbe di più e meglio, forse anche senza categorie e preconcetti.

L’orto eleva l’ingegno, il carattere, la salute, la fiducia in sé stessi; l’orto dovrebbe essere patrimonio mondiale dell’umanità!

In fin dei conti sono un inguaribile ottimista: mi piace pensare che coltivando un orto saremmo tutti più rispettosi della natura, del prossimo e, soprattutto, di noi stessi!

Allora la prossima volta che al semaforo vi manderanno a zappare … rispondetegli con un sorriso 😊

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TRATTORE: Cingolato o Gommato nella lavorazione del terreno?

Quale trattore va meglio, il cingolato o il gommato? 

Quanti di voi si sono posti questa domanda?
Quando si inizia una attività agricola o forestale, o quando si prevede di espanderne o rinnovarne una già esistente, sorge subito il dubbio di come organizzarne il parco macchine.

In questo articolo affronteremo un dilemma tecnico strettamente connesso all’impiego operativo delle stesse macchine ed, in particolare, alle superfici del cantiere dove queste andranno ad operare.

Conviene acquistare un trattore cingolato o gommato?  

Nella valutazione da fare, il tipo di utilizzo e il governo della coltura che intendiamo sviluppare e, soprattutto, la conformazione del terreno ci vengono in aiuto: da osservare in campo sono innanzitutto la superficie utile, la pendenza e il tipo di tessitura del suolo.

Trattori cingolati: quando utilizzarli

I cingolati sono sicuramente da preferire per forti pendenze (dato il baricentro più basso), per superfici ove occorrono raggi di sterzata molto ridotti (per asperità e per preferenze di tecniche colturali), per terreni che richiedono maggiore “grip” per la conformazione argillosa, fangosa o per lavori pesanti come erpicatura o rippatura.

La superficie complessiva di contatto dei cingoli con il suolo distribuisce meglio il carico del mezzo e degli attrezzi trainati o ad esso connessi. Ciò evita di danneggiare i lavori già effettuati e di compattare troppo le superfici rendendo di fatto più complicate le lavorazioni successive (ad es. la semina).

Di contro i trattori cingolati non sono utilizzabili su strade pubbliche senza suole di protezione in gomma, a meno che non abbiano già i cingoli gommati. Le velocità, a causa della loro struttura rigida sono inoltre ridotte, e fissate per legge a 15 km/h, mentre per i classici trattori gommati si attesta sui 35 km/h e più.

Trattori gommati: quando impiegarli

Se si hanno problemi di questo genere (necessità di ridurre i tempi di lavoro improduttivi e di trasferimento), meglio optare per i trattori gommati, che consentono infatti spostamenti agevolati pure su suoli pubblici e la possibilità di movimenti più veloci su più cantieri.

I trattori gommati possono essere resi più versatili anche grazie alle ruote gemellabili, ovvero accoppiabili tra loro tramite appositi distanziali di fissaggio. Ciò è fattibile sia con pneumatici uguali, sia con pneumatici con “disegno” diverso del battistrada, per sinergizzarne gli effetti, fino anche a usare pneumatici con raggio leggermente diverso per adattare il profilo orizzontale del mezzo alla conformazione della superficie in relazione alla lavorazione (andane, canali, solchi, etc.).

Ruote accoppiate: impieghi particolari

È possibile inoltre accoppiare ai tradizionali pneumatici anche elementi particolari, a seconda del tipo di suolo e di impiego operativo. Tra i più noti ricordiamo le gabbie metalliche, ma si possono trovare pure rulli pieni e ruote dentate per risaia o terreni costantemente allagati.

E’ disponibile in commercio, inoltre, una vasta gamma di articoli da accoppiare alle gomme, come ramponi, catene, o catene dentate.

Compattamento del suolo e riduzione della pressione degli pneumatici. Perché?

Tramite l’affiancamento di due o più gomme, e riducendo la pressione di queste ultime, è possibile quindi ridurre al minimo il compattamento del suolo (aumentando la superficie di appoggio), e migliorare la stabilità fino ai livelli dei cingolati.

E’ solo il caso di accennare, in questa sede, i danni relativi all’eccessivo compattamento del suolo:

– formazione di una crosta di suolo coesa e dura (anche in profondità) che impedisce alle radici di raggiungere liberamente la soluzione circolante;

– ostacolo al deflusso dell’acqua piovana con conseguente formazione di ristagni idrici;

– aumento dei fattori predisponenti (umidità eccessiva degli strati superficiali) di malattie fungine;

– mancata traslocazione degli elementi lungo il profilo del suolo: acqua, azoto, carbonio, altri micro-macroelementi rimangono immobili e spesso non disponibili all’assorbimento radicale.

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Marciume apicale del pomodoro oppure come evitare la punta nera?

Cos’è il marciume apicale?

Il marciume apicale è un’alterazione o fisiopatia che colpisce diverse specie coltivate, in particolare le Solanaceae (pomodoro, peperoni, etc.) ma anche ortaggi appartenenti ad altre famiglie come lo zucchino.

Pomodoro colpito dal marciume apicale

Pomodori con la punta nera: marciume apicale del pomodoro

I sintomi del marciume apicale sono molto evidenti e riconoscibili: la punta dei frutti colpiti manifesta, in un primo tempo, una colorazione verde traslucida che progressivamente marcisce fino ad annerire completamente, da qui il nome culo nero, espressione gergale per intendere il marciume apicale (detto anche culo di scimmia).

Gli squilibri del terreno come causa principale del marciume apicale dei pomodori

Il marciume apicale del pomodoro e degli altri ortaggi è una problematica dovuta ad un insieme di condizioni ambientali concomitanti; in particolare si tratta di squilibri fisico-chimici del terreno. Tali disfunzioni comportano un cattivo assorbimento del calcio.

Il calcio svolge un’importante funzione nutritiva nel ciclo vitale delle piante contribuendo alla formazione dei tessuti vegetali ed alla vigoria del fusto, delle radici, dello stelo e degli altri organi vegetali (foglie e frutti).

In altre parole, come negli esseri umani, il calcio contribuisce alla formazione dello “scheletro” dei vegetali determinandone il portamento eretto e più o meno robusto.

Anche se presente nel terreno, non sempre le piante riescono ad assorbire il calcio in modo ottimale. Questo avviene in particolare nei terreni con pH troppo acido, in condizioni di scarsa ventilazione o temperature troppo elevate. Quest’anno infatti, caratterizzato da temperature sopra la media, si assiste ad un’elevata incidenza del marciume apicale.

Come riconoscere la carenza di calcio?

Oltre al marciume apicale (visibile solo al momento della maturazione dei frutti), altri sintomi più precoci possono indicarci una carenza di calcio: ingiallimento delle foglie (visibile prima sulle foglie più vecchie), accartocciamento fogliare e blocco della crescita.

Anche la fioritura viene bloccata e ritardata ed i fiori permangono poco sviluppati per tutto il ciclo colturale.

Squilibri idrici e marciume apicale

Anche una discontinua disponibilità di acqua può determinare la comparsa del marciume apicale del pomodoro. Il calcio è infatti un elemento che nella pianta viaggia nel flusso evapotraspirativo (linfa grezza). Si concentra dunque, nelle zone con maggiore presenza di stomi, ossia le foglie, a discapito dei frutti che non son predisposti allo scambio idrico.

Quali sono i fattori predisponenti il marciume apicale dei pomodori e degli altri ortaggi?

Fattori predisponenti il marciume apicale sono quindi l’alta temperatura e la bassa umidità relativa che, aumentando il suddetto flusso, dirottano la linfa grezza (quindi anche il calcio) verso l’apparato fogliare.

E’ importante quindi che la pianta goda di un flusso idrico regolare e costante.

Come prevenire il marciume apicale in 5 passi

Come sempre in agricoltura i migliori risultati si ottengono agendo in prevenzione; ecco alcuni rimedi che possono aiutarci a prevenire il marciume apicale del pomodoro e degli altri ortaggi:

  1. è fondamentale, innanzitutto, coltivare varietà meno sensibili al marciume apicale; ad esempio, per il pomodoro, le varietà a frutto tondo (tranne il Cuore di bue) sono più resistenti rispetto alle varietà di pomodoro allungato (tipo San Marzano);
  2. evitare gli stress idrici in generale. Quindi ad esempio evitare terreni dove le piante possono soffrire per un irregolare assorbimento dell’acqua (suoli troppo sabbiosi);
  3. non eccedere con gli apporti irrigui ed effettuarli a intervalli regolari (il terreno dovrebbe sempre essere fresco, umido e mai zuppo);
  4. evitare i ristagni idrici. Una buona lavorazione del terreno ci dà una mano in tal senso, in quanto migliora il drenaggio. Evitare inoltre il sistema di irrigazione per scorrimento e infiltrazione laterale (si può correre il rischio di apportare troppa acqua nei solchi). È preferibile adottare il sistema di irrigazione a goccia anche per un opportuno risparmio idrico;
  5. se si utilizzano prodotti a base di azoto e fosforo, regolarne in modo ottimale l’impiego in quanto nel terreno potrebbero legare il calcio rendendone difficoltoso l’assorbimento. In ogni caso è fondamentale attenersi ai dosaggi forniti dal produttore.

Il consiglio finale

Un consiglio sempre utile è quello di diversificare gli appezzamenti coltivati in specie e varietà, ruotando ogni anno la zona dell’orto destinata alla coltivazione del pomodoro e degli altri ortaggi.

E’ opportuno inoltre seminare varietà diverse per aumentare la biodiversità del nostro orto e fare in modo che si ottenga la miglior risposta in termini di impollinazione e resistenza alle malattie/fisiopatie.

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Lavoratori stagionali in agricoltura: come assumere senza voucher?

Dopo l’abolizione dei voucher arriva il Contratto di prestazione occasionale. Ecco cosa cambia per i lavoratori stagionali in agricoltura

Dopo l’abrogazione dei buoni lavoro c.d. voucher avvenuta il 17 marzo 2017, il legislatore è intervenuto colmando il vuoto normativo venutosi a creare e disciplinando il lavoro occasionale (o lavoro accessorio) con l’approvazione del DDL n. 2853 del 15 giugno scorso.

Le imprese agricole potranno utilizzare il nuovo strumento normativo osservando precisi limiti, in primo luogo con riferimento ai soggetti da impiegare tramite contratto di prestazione occasionale.

Chi può essere impiegato con il contratto di prestazione occasionale?

Precisamente, si tratta di lavoratori rientranti nelle seguenti categorie (art. 54 bis):

  1. titolari di pensione di vecchiaia o di invalidità;
  2. giovani con meno di venticinque anni di età, se regolarmente iscritti a un ciclo di studi presso un istituto scolastico ovvero ad un ciclo di studi presso l’università;
  3. persone disoccupate;
  4. percettori di prestazioni integrative del salario, di reddito di inclusione (REI) ovvero di altre prestazioni di sostegno del reddito.

Quali sono le limitazioni da osservare?

In secondo luogo, anche le aziende agricole dovranno osservare le ulteriori limitazioni che la norma pone in termini di utilizzo del lavoro sia temporale, prendendo come periodo di riferimento l’anno civile, sia economico. Per ciò che riguarda quest’ultimo aspetto, il comma I del medesimo articolo prevede ulteriori disposizioni:

  • ciascun lavoratore non potrà percepire compensi di importo complessivamente superiore a 5.000 euro;
  • ciascuna azienda, con riferimento alla totalità dei lavoratori, non potrà erogare compensi di importo complessivamente superiore a 5.000 euro;
  • le prestazioni di lavoro complessivamente rese da ogni lavoratore in favore della medesima azienda, non potranno superare il compenso di 2.500 euro.

La circolare INPS aveva fornito i compensi minimi orari  ricavati dal CCNL per gli operai agricoli e florovivaisti, ma con il successivo messaggio 2887 del 12.7.2017  ha specificato che “la misura minima della retribuzione oraria per la determinazione del compenso delle prestazioni di lavoro occasionale nel settore agricolo è ricavata assumendo a riferimento i minimi salariali mensili degli operai agricoli  cui va aggiunto, in relazione alla peculiare natura del rapporto di lavoro occasionale, il cd. terzo elemento retributivo, previsto, per gli operai a tempo determinato, quale corrispettivo degli istituti riconosciuti agli operai a tempo indeterminato (festività nazionali e infrasettimanali, ferie, tredicesima e quattordicesima mensilità).”

Compensi minimi orari previsti

I compensi minimi orari e i corrispondenti minimi giornalieri per almeno 4 ore di lavoro, sono fissati in:

  • AREA 1 € 9,65     –    € 38,60
  • AREA 2  € 8,80    –   € 35,20
  • AREA 3 € 6,56     –    € 26,24

A questi importi vanno aggiunti, calcolandoli sul totale della prestazione:

  • 33%  per  contributi  previdenziali IVS alla Gestione separata  INPS
  • 3,5% per assicurazione INAIL contro gli infortuni sul lavoro e malattie professionali
  • 1% per oneri di gestione  INPS

In ogni caso, qualunque azienda agricola non potrà ricevere prestazioni di lavoro occasionale da parte di soggetti con i quali abbia in corso o abbia cessato da meno di sei mesi un rapporto di lavoro subordinato o di collaborazione coordinata e continuativa (co.co.co.).

Per ciò che riguarda il settore agricolo occorre, inoltre, che il lavoratore occasionale non sia stato nell’anno precedente iscritto negli elenchi anagrafici dei lavoratori agricoli.

Piattaforma informatica INPS

Adempimenti necessari all’utilizzo del nuovo contratto di prestazione occasionale saranno, per le imprese agricole, l’iscrizione in un’apposita Piattaforma informatica Inps.

Altro obbligo gravante sulle aziende è quello della trasmissione, almeno un’ora prima dell’inizio della prestazione ed attraverso la piattaforma suddetta ovvero tramite contact center INPS, di una dichiarazione contenente le seguenti informazioni:

  • i dati anagrafici del lavoratore;
  • il luogo di svolgimento della prestazione di lavoro;
  • l’oggetto della prestazione;
  • la data, l’ora di inizio e di termine della prestazione ovvero, se imprenditore agricolo, la   durata della prestazione con riferimento a un arco temporale non superiore a tre giorni;
  • il compenso pattuito per la prestazione.

Per quanto riguarda la riscossione del compenso, sarà l’INPS a effettuare il pagamento entro il 15 del mese successivo alla prestazione, accreditando gli importi sul conto corrente bancario che il lavoratore ha indicato nella propria anagrafica all’interno della piattaforma informatica. Qualora il lavoratore non disponga di un conto corrente bancario, i compensi saranno erogati con bonifico bancario domiciliato pagabile presso gli uffici postali (con oneri a carico del prestatore – euro 2,60).

La gestione completamente telematica delle comunicazioni per l’attivazione del contratto di prestazione occasionali favoriranno la verifica dell’eventuale superamento dei limiti di importo o di durata complessiva della prestazione.

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IRRIGARE L’ORTO: Quando, Come e Quanto?

Irrigare l’orto: 5 semplici passi. 5 cose da sapere

L’acqua di irrigazione. Bene prezioso contro la siccità

Quando in stagioni come quella attuale, tragicamente segnata dalla siccità, la pioggia non è sufficiente da sola a garantire lo sviluppo delle nostre piante da orto, è necessario far ricorso all’acqua di irrigazione.

Nelle regioni del sud è giocoforza poter contare su di una fonte idrica per il fabbisogno dell’orto in quanto, data la scarsità di pioggia, lo sviluppo regolare delle piante sarebbe altrimenti impossibile. Discorso un po’ meno scontato al nord, almeno fino a qualche tempo fa, quando si ricorreva alle irrigazioni di soccorso solo saltuariamente e, più che altro, per le colture industriali.

Oggi come oggi, anche nelle regioni dal clima più favorevole, la distribuzione delle precipitazioni è molto irregolare nell’arco dell’anno. Quindi, anche al nord, è fondamentale avere a disposizione acqua corrente da impiegare all’occorrenza per dissetare le nostre piante.

Bagnare regolarmente le piante da orto è oltremodo importante in quanto, trattandosi per lo più di specie erbacee, presentano un apparato radicale ridotto che si sviluppa solo negli strati superficiali del terreno dove l’acqua scarseggia, sia a causa della percolazione, sia per effetto dell’evaporazione.

Bagnare regolarmente le piante da orto

Quando irrigare l’orto: la mattina o la sera?

Dopo questa necessaria premessa, ecco alcuni consigli su quando innaffiare l’orto, come risparmiare acqua ed adoperarla al meglio:

  1. è opportuno innaffiare piante verso sera o al mattino presto, quando la terra non è calda, in modo da evitare contrasti marcati di temperatura tra suolo e acqua d’irrigazione. Innaffiando l’orto la sera, le colture rimangono fresche per tutta la notte, l’evaporazione non è eccessiva e le piante hanno il tempo di assorbire la necessaria quantità d’acqua;
  2. durante l’estate, irrigare la mattina presto o la sera, inoltre, consente di evitare anche eventuali scottature alle foglie ed al fusto date dalla concentrazione dei raggi solari focalizzati sulle gocce d’acqua. La goccia, in questo caso, funziona come una vera e propria lente che può arrivare a bruciare il lembo fogliare;
  3. nei mesi in cui i freddi notturni possono farsi sentire (maggio, settembre), è preferibile irrigare l’orto solo al mattino, per evitare che l’acqua possa gelare. Tenete comunque presente la temperatura dell’acqua di irrigazione: con le acque fredde conviene addirittura bagnare le piante di notte, con quelle calde è possibile irrigare anche di giorno;
  4. nei terreni tendenti al sabbioso è opportuno innaffiare le piante ad intervalli ravvicinati, più distanziati in quelli tendenti all’argilloso (ogni 7-9 giorni). Infatti, nella sabbia, l’acqua percola facilmente e finisce negli strati più profondi col risultato che le radici delle nostre piante rimangono ben presto a secco, le argille viceversa trattengono di più l’acqua in superficie;
  5. è fondamentale innaffiare l’orto regolarmente; poca acqua ma spesso, le innaffiature irregolari bloccano il regolare metabolismo delle piante, soprattutto in fasi delicate come la fioritura e durante la formazione dei frutti.

Comunque saranno le stesse piante a darvi le giuste indicazioni: basterà osservarle ed intervenire tempestivamente quando queste mostrano i primi segni di appassimento.

Come distribuire l'acqua nell'orto?

Come distribuire l’acqua nell’orto?

Negli orti tradizionali in genere si distribuisce l’acqua a pioggia: è utile allo scopo un tubo di gomma alla cui estremità si colloca un polverizzatore (o il dito del contadino!). Oppure per piccole superfici è comodo utilizzare l’intramontabile innaffiatoio.

Abbastanza frequente è, inoltre, la distribuzione per infiltrazione laterale. Si tratta di riempire d’acqua i solchi sui cui lati sono disposte le piante ortive. Va da sé che i solchi devono essere in piano, quindi se la vostra superficie è in pendio, i solchi vanno fatti per traverso oppure a gradini.

E’ sempre più diffusa anche la sub-irrigazione o irrigazione sotterranea: l’acqua viene distribuita mediante la cosiddetta manichetta, un tubo di plastica dotato di piccoli fori. I vantaggi sono molteplici: risparmio d’acqua e tempo, frutti puliti, controllo delle malerbe, ridotta erosione del suolo.

Irrigazione sotteranea

Irrigazione interrata

Quanta acqua serve per irrigare un orto?

Ogni coltura ha un proprio fabbisogno idrico. Nella tabella a seguire riportiamo il fabbisogno idrico indicativo medio giornaliero, espresso in litri/m2, per un tipico orto a carattere familiare. Si tratta di informazioni indicative, variabili in base all’andamento delle temperature, delle piogge, etc.

E nel caso abbiate un impianto di irrigazione a goccia, ecco la tabella dei fabbisogni idrici consigliati

Fabbisogno irriguo ortaggi. Irrigazione a goccia.

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