Archivio mensile settembre 2017

L’orto: patrimonio mondiale dell’umanità!

Tutti dovrebbero avere la possibilità di coltivare un orto

Coltivare è un gesto antico, arcaico, sapiente. Non a caso coltivare e cultura hanno la stessa etimologia, dal latino colĕre, appunto coltivare.

Coltivare un orto significa coltivare un sapere, una conoscenza che ha a che fare con dei gesti precisi e coscienti.

Coltivare significa imparare. Imparare a conoscere sé stessi innanzitutto, gli esseri viventi, il funzionamento di una comunità (biologica), l’importanza di curare un bene collettivo (l’ambiente) che spesso dimentichiamo nelle nostre vite complicate.

Tutti dovrebbero avere la possibilità di coltivare un orto, un pezzo di terra, proprio o in affitto, anche piccolo: la dimensione non conta, bastano 30 mq.

Coltivare l’orto: riscoprire le tradizioni locali e familiari

Coltivare un orto è un’attività che coinvolge non solo l’abilità manuale, ma stimola anche le conoscenze scientifiche e lo sviluppo del pensiero logico. Prendersi cura di un orto implica attenzione ai particolari, ai tempi d’attesa, educa alla pazienza ed alla lungimiranza.

La scelta dei prodotti da coltivare, inoltre, aiuta a riconoscere le tradizioni locali e familiari. Coltivare l’orto unisce l’approccio creativo e l’educazione ambientale, consente di avvicinarsi alla vita all’aperto, al rispetto dei tempi della natura, all’impegno, alla regolarità ed alla determinazione, permette l’osservazione diretta dei fenomeni naturali favorendo l’integrazione uomo-ambiente. L’orto è da curare come un piccolo fazzoletto di natura.

L’orto è un laboratorio vivente dove manualità e conoscenza possono esprimersi sperimentando odori, colori, sapori e sensazioni diverse ma sempre legate dalla passione per la terra.

Un’ora nell’orto al giorno leva il malumore di torno

Seminare o trapiantare, seguire l’accrescimento della pianta, prendersene cura ogni giorno fino a raccoglierne il frutto migliora la percezione delle proprie capacità, ci fa credere di più in noi stessi perché rende concreto il nostro impegno.

Coltivare l’orto è un’attività senza controindicazioni se non quella che una volta iniziata è difficile smettere. L’orto va bene da 0 a 101 anni ed è democratico perché va bene per tutti: poveri, ricchi, bianchi, neri, gialli.

L’orto va bene da 0 a 101 anni ed è democratico perché va bene per tutti: poveri, ricchi, bianchi, neri, gialli.

Ci dovrebbe essere un orto in ogni scuola, carcere, contrada, quartiere, paese, città. Ci dovrebbe essere un orto in ogni terrazzo o balcone. Il nostro pianeta sarebbe più verde, più colorato; la gente sarebbe più felice, sorridente, più sensibile, meno aggressiva, socializzerebbe di più e meglio, forse anche senza categorie e preconcetti.

L’orto eleva l’ingegno, il carattere, la salute, la fiducia in sé stessi; l’orto dovrebbe essere patrimonio mondiale dell’umanità!

In fin dei conti sono un inguaribile ottimista: mi piace pensare che coltivando un orto saremmo tutti più rispettosi della natura, del prossimo e, soprattutto, di noi stessi!

Allora la prossima volta che al semaforo vi manderanno a zappare … rispondetegli con un sorriso 😊

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TRATTORE: Cingolato o Gommato nella lavorazione del terreno?

Quale trattore va meglio, il cingolato o il gommato? 

Quanti di voi si sono posti questa domanda?
Quando si inizia una attività agricola o forestale, o quando si prevede di espanderne o rinnovarne una già esistente, sorge subito il dubbio di come organizzarne il parco macchine.

In questo articolo affronteremo un dilemma tecnico strettamente connesso all’impiego operativo delle stesse macchine ed, in particolare, alle superfici del cantiere dove queste andranno ad operare.

Conviene acquistare un trattore cingolato o gommato?  

Nella valutazione da fare, il tipo di utilizzo e il governo della coltura che intendiamo sviluppare e, soprattutto, la conformazione del terreno ci vengono in aiuto: da osservare in campo sono innanzitutto la superficie utile, la pendenza e il tipo di tessitura del suolo.

Trattori cingolati: quando utilizzarli

I cingolati sono sicuramente da preferire per forti pendenze (dato il baricentro più basso), per superfici ove occorrono raggi di sterzata molto ridotti (per asperità e per preferenze di tecniche colturali), per terreni che richiedono maggiore “grip” per la conformazione argillosa, fangosa o per lavori pesanti come erpicatura o rippatura.

La superficie complessiva di contatto dei cingoli con il suolo distribuisce meglio il carico del mezzo e degli attrezzi trainati o ad esso connessi. Ciò evita di danneggiare i lavori già effettuati e di compattare troppo le superfici rendendo di fatto più complicate le lavorazioni successive (ad es. la semina).

Di contro i trattori cingolati non sono utilizzabili su strade pubbliche senza suole di protezione in gomma, a meno che non abbiano già i cingoli gommati. Le velocità, a causa della loro struttura rigida sono inoltre ridotte, e fissate per legge a 15 km/h, mentre per i classici trattori gommati si attesta sui 35 km/h e più.

Trattori gommati: quando impiegarli

Se si hanno problemi di questo genere (necessità di ridurre i tempi di lavoro improduttivi e di trasferimento), meglio optare per i trattori gommati, che consentono infatti spostamenti agevolati pure su suoli pubblici e la possibilità di movimenti più veloci su più cantieri.

I trattori gommati possono essere resi più versatili anche grazie alle ruote gemellabili, ovvero accoppiabili tra loro tramite appositi distanziali di fissaggio. Ciò è fattibile sia con pneumatici uguali, sia con pneumatici con “disegno” diverso del battistrada, per sinergizzarne gli effetti, fino anche a usare pneumatici con raggio leggermente diverso per adattare il profilo orizzontale del mezzo alla conformazione della superficie in relazione alla lavorazione (andane, canali, solchi, etc.).

Ruote accoppiate: impieghi particolari

È possibile inoltre accoppiare ai tradizionali pneumatici anche elementi particolari, a seconda del tipo di suolo e di impiego operativo. Tra i più noti ricordiamo le gabbie metalliche, ma si possono trovare pure rulli pieni e ruote dentate per risaia o terreni costantemente allagati.

E’ disponibile in commercio, inoltre, una vasta gamma di articoli da accoppiare alle gomme, come ramponi, catene, o catene dentate.

Compattamento del suolo e riduzione della pressione degli pneumatici. Perché?

Tramite l’affiancamento di due o più gomme, e riducendo la pressione di queste ultime, è possibile quindi ridurre al minimo il compattamento del suolo (aumentando la superficie di appoggio), e migliorare la stabilità fino ai livelli dei cingolati.

E’ solo il caso di accennare, in questa sede, i danni relativi all’eccessivo compattamento del suolo:

– formazione di una crosta di suolo coesa e dura (anche in profondità) che impedisce alle radici di raggiungere liberamente la soluzione circolante;

– ostacolo al deflusso dell’acqua piovana con conseguente formazione di ristagni idrici;

– aumento dei fattori predisponenti (umidità eccessiva degli strati superficiali) di malattie fungine;

– mancata traslocazione degli elementi lungo il profilo del suolo: acqua, azoto, carbonio, altri micro-macroelementi rimangono immobili e spesso non disponibili all’assorbimento radicale.

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